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"Romolo Murri"

Come devolvere il 5 per mille al Centro Studi Romolo Murri

ROMOLO MURRI

DALLA MONARCHIA ALLA REPUBBLICA - LETTERE PORTOGHESI DI ROMOLO MURRI, Deputato al Parlamento


1910


Indice


Al lettore


I. Alla vigilia della Rivoluzione


II. Una conversazione col Ministro degli Esteri


III. Il tramonto di una monarchia


IV. La preparazione repubblicana


V. La tappa saltata


VI. I Cappellani della Corona


VII. Concludendo





Al Lettore.



Fui a Lisbona dal 6 al 13 dello scorso. settembre: otto giorni. Sarebbe sfato, evidentemente, troppo poco per «scuoprire» il Portogallo; ma io aveva un compito più modesto Si era sparsa la voce, all'indomani delle elezioni politiche generali del 28 agosto, nelle quali i repubblicani conquistarono quattordici seggi, che una rivoluzione stesse per essere tentata nel Portogallo; e il direttore della, Stampa mi mandava ad informarmi sa questo punto. Io doveva quindi limitare le mie indagini alla situazione politica del governo, della monarchici, del paese.

Mi era munito, a Madrid, di varii biglietti di presentazione. Ma tutti i destinatarii — Bernardino Machado, Affonso Costa, un colonnello di sfato maggiore, un ex-deputato franchista — erano assenti da Lisbona, in vacanza. In una di queste visite perdute, incontrai un signore, inglese di origine, che era da molti anni nel Portogallo e mi fu cortesissimo, non solo esponendomi diffusamente la situazione, così come egli — acutamente e senza passioni — la vedeva, ma risparmiandomi molti dei piccoli fastidi e contrattempi ovvii a chi è nuovo in una grande città e non ne conosce la lingua.

Il metodo della, mia inchiesta fu molto semplice. Cominciai dal comperare e dallo scorrere attentamente, il primo e il secondo giorno, tutti i giornali che si pubblicano a Lisbona. I giornali non rispondono, è vero, alle vostre domande, ma rispondono a quelle, numerosissime e svariatissime, dei loro lettori; e il metodo comparativo permette di sceverare la notizia dalla colorazione politica.

Leggendo, presi nota di tutte le domande che sorgevano nel mio pensiero per la scarsa conoscenza, dei precedenti; e, munito del mio questionario, cominciai a peregrinare per le redazioni dei giornali, accolto dovunque con grandissima cortesia.

Successivamente ebbi lunghi colloquii con i direttori o con redattori del Diario de Noticias, politicamente incolore e neutrale, con O Radicai, O Mundo, A Lucta, O Seculo, con gli editori dei pamphiets settimanali A Lanterna, che si occupa solo di questioni ecclesiastiche, e Cartas politicas; Joâo Chagas, quest'ultimo, del quale parlo nelle lettere. Nelle redazioni trovai anche talora persone estranee al giornalismo: ufficiali, professionisti, studenti.

Vidi anche alcuni dei maggiori uomini politici, le conversazioni avute con i quali riferisco, ed altri minori, di varia parte.

Preziosi informazioni ebbi anche da italiani. Ricordo con grato animo il marchese Paolucci di Calboli, ministro d'Italia, che fu con me cortesissimo e mi favorì largamente; e altri due italiani, il commendatore C., che vive in Lisbona da trenta anni e gode fra italiani e lisbonesi della massima considerazione, e il figlio maggiore di lui, ingegnere, fervida anima, che conosceva assai bene il sottosuolo politico di Lisbona.

Altra fonte di informazioni furono i libri; libri di stranieri sul Portogallo e di portoghesi. Ricorderò più particolarmente il Manual Politico di Trindade Coelho, un grosso volume pieno di indicazioni ricchissime sulla amministrazione, sulla finanza, sulla legislazione, sui partiti portoghesi; e poi i quattro volumi della collezione delle lettere politiche di J. Chagas, la collezione di A. Lanterna, ecc.

Il quinto giorno, mi parve di possedere già una visione sufficientemente chiara della situazione politica portoghese e cominciai a tratteggiarla sommariamente nelle lettere alla Stampa; delle quali le prime quattro furono scritte prima dello scoppio della rivoluzione. E appunto nel suo numero del 3-4 ottobre, un giorno prima che scoppiasse la rivoluzione, la Stampa pubblicava la lettera sul «tramonto di una monarchia», che poi, giunto l'annunzio della rivoluzione, fu largamente riprodotta da molti altri giornali, in Italia e fuori.

Queste lettere sono in qualche modo la storia interna della rivoluzione, tracciata prima che questa scoppiasse; indicano la dissoluzione di un vecchio regime, il distacco intiero spirituale già compiuto di un popolo dalla istituzione che lo governa, la preparazione del nuovo regime. La maturità di questo è apparsa poi, oltreché nel rapido trionfo della rivolta, nella immane opera di riforma compiuta in breve tempo dal governo provvisorio; così che le questioni più gravi ed urgenti di ordine spirituale e morale la Costituente, quando si adunerà, le troverà già risolte e potrà dedicarsi. subito e con fervore all'opera di riordinamento economico ed amministrativo del regno.

Delle riforme compiute dal governo provvisorio ultima si annunzia, oggi stesso, la separazione della Chiesa dallo Sfato o, meglio, la dichiarazione della laicità di questo e la conseguente cessazione dei rapporti fra lo Stato e la Chiesa cattolica; rapporti che erano innanzi più stretti, forse, che non siano in qualsiasi altro paese cattolico. E il paese accoglierà in pace anche questa misura che non colpisce il cattolicismo come religione, se anche taglia alle radici le pretese di privilegio politico e di dominio sul privilegio in nome delle quali s'era tentato, negli ultimi dodici anni, di scuotere la coscienza cattolica portoghese, languente in un sonno secolare: con il solo risultato certo e manifesto di far precipitare le sorti della monarchia.

La situazione religiosa in Portogallo avrebbe meritato più ampia illustrazione; poiché mentre nelle crisi del vecchio regime la monarchia, così ingloriosamente fuggita, affonda e muore, l'istituto ecclesiastico rimane, accanto alla repubblica e dentro di essa, se avversario od amico vedremo. Alcuni avevano vagheggiato un proposito curioso, non nuovo: avrebbero voluto che la repubblica, in luogo di separarsi definitivamente dalla Chiesa, avesse proclamato il distacco religioso del paese da questa ed organizzato una chiesa nazionale portoghese. Ma non è più tempo di scismi e di lotte religiose.

Il lettore è adunque avvertito. Queste lettere non sono ne la storia del vecchio regime, ne la storia del sorgere del nuovo, in esse è còlto il passaggio interiore dall'uno all'altro, è segnato il vincolo di necessità che unisce il nuovo al passato. Per questo, e non solo né soprattutto per una felice coincidenza di eventi che accelerò ed anticipò l'epilogo drammatico della crisi, esse sono state il preannunzio della rivoluzione portoghese ed il più veritiero commento dei fatti.

Roma, novembre 1910.

Romolo Murri.


Indice





I. Alla vigilia della Rivoluzione.



Le due parti.


Lisbona, 7 settembre 1910.

Quindici giorni fa, nel momento più acuto della lotta elettorale politica, s'era sparsa, la, voce per l'Europa, che una. rivoluziono stesse per scoppiare nel Portogallo. A poca. distanza dalle elezioni avvenute, e dopo il grande trionfo dei repubblicani, qui in Lisbona, la città è calmissima; ognuno qui bada tranquillamente ai suoi affari, le conversazioni politiche non sono più agitate del solito, i circoli repubblicani organizzano gite, per godersi questo caldo tramonto estivo; e un circolo di donne repubblicane, convocato per la rinnovazione delle cariche, era avvertito che, in mancanza di numero legale, l'adunanza avrebbe avuto luogo la sera del 15.

Eppure, non vi inganni questa calma; non è solo apparente, ma non è profonda; fra due settimane, quando sarà riaperta la, Camera dei deputati, se il presente Ministero cadesse e l'Opposizione monarchica conservatrice fosse chiamata, al potere, sarebbe immediatamente, non dico proprio la rivoluzione, ma certo una situazione piena di tensione e grave di una rivolta imminente; e la città, che forse la, sera innanzi si. era addormentata nella calma abituale, vedrebbe la mattina il tumulto e la guerra civile correre le vie. E questa previsione è, qui, nella coscienza di tutti.

Perché tale è la situazione del Portogallo: un malessere, un disagio profondo, nato ed alimentato dalla cattiva amministrazione in tutte le sue forme ed in tutti gli uffici pubblici, dalla insufficienza dei governi, dallo sperpero del denaro pubblico, dalla avidità dei partiti di governo, non uniti da alcun saldo ideale, non legati alla monarchia, che da calcoli utilitarii, dalla sfiducia profonda del paese nei governanti di ieri, di oggi, di domani, dalla quasi dissoluzione interiore, in una parola, di tutti gli organi dello Stato.

E quindi i cittadini, quelli che possono, per cultura e per le loro condizioni economiche, occuparsi della vita pubblica, divisi in due grandi categorie, delle quali l'una vive del proprio lavoro e chiede una amministrazione pubblica corretta e solida, che assicuri la, regolarità degli affari, l'altra mira allo Stato ed all'amministrazione pubblica come a fonte di lucro indebito, a un mezzo di migliorare i proprii interessi; e il disagio e la protesta dei cittadini di quella prima categoria si adagia e ai disciplina quasi spontaneamente in un decorso normale: nell'adesione al partito repubblicano, le cui forze crescono costantemente e la cui tenace e vigorosa attività non ha le ansie della precipitazione.

Così un urto va maturando lentamente, da tempo, con la logica sicura che prepara, le mutazioni politiche necessarie; ed esso può scoppiare da un momento all'altro, quando l'occasione si offra, e in tutta la sua gravità.



Il Governo senza maggioranza


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Anticlericalismo. Tutto il mondo latino è paese.


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Quello che bisognerebbe fare.


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Indice




II. Una conversazione col Ministro degli Esteri




La Corte è tranquilla, ma il Governo è preoccupato.


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Un punto di vista molto.... diplomatico.


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L'intervento de' cattolici nella politica, a favore della reazione.


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Il nostro piccolo re.


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Il clericalismo è lo stesso per tutto: la politica del disastro.


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III. Il tramonto di una monarchia



Situazione rivoluzionaria.


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La casa Braganza.


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Gli ultimi re.


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Joâo Franco e la dittatura. Il regicidio.


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La tregua della paura.


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Politica di tentennamenti.


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IV. La preparazione repubblicana



Le origini repubblicane.


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L'organizzazione e la tattica del partito.


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Tutto è pronto.


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Nella redazione di A Lucta.


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Una visita al municipio ed al sindaco repubblicano.


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V. La tappa saltata




Cintra.


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Il palazzo della Pena.


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La Regina Amelia.


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Due uomini; due simboli.


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Il conseilheiro D'Alpoim e il programma dei radicali. Il conseilheiro D'Alpoim e il programma dei radicali.


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Il migliore amico del Re.


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La reazione e la rivoluzione.


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VI. I Cappellani della Corona



Rivalità fra clero secolare e clero regolare, fra chiese e cappelle.


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Il concordato.


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Preti ammogliati.


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Preti repubblicani.


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Le congregazioni religiose e il decreto Hintze-Ribeiro.


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L'organizzazione clericale. I nazionalisti.


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Il programma clericale e i tradizionalisti.


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VII. Concludendo



Briciole e sintesi.


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A Lisbona, lo sapevano anche i sassi.


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Il trono e l'altare..


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Pronunciamento militare.


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Letterati, scienziati, donne.


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E le colonie?


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Mutano le forme, ma gli uomini restano.


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Repubblica giacobina?


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